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Archeologia Industriale

Kenneth Hudson (1916 – 1999), il grande museologo e “predicatore” dell’ Archeologia Industriale disse che “Every museum is a museum of social history “.

Da allora l’Archeologia Industriale coniugata alla sua eventuale estensione museale parla di un “museo senza confini”,  “open air”. Un modello da vivere piuttosto che da visitare.  Uno specchio nel quale la popolazione locale si riflette per scoprire la propria immagine, nel quale cerca una spiegazione del territorio a cui è legata e delle popolazioni che l’hanno preceduta, vista sia come circoscritta nel tempo che in termini di continuità delle generazioni. 

E’ uno specchio che la popolazione locale tiene rivolto verso i suoi visitatori in modo da poter essere meglio compresa (…), è un’espressione dell’uomo e della natura, colloca l’uomo nel suo ambiente naturale (Georges Henry Rivière, 1985)

Nel quartiere Tortona Solari, nel corso di pochi decenni, si è dato corpo a una profonda riabilitazione civica e creativa, ma dei molti progetti del quartiere tanti sono nati da operazioni di recupero di archeologia industriale. Sul ponte di metallo che supera la ferrovia, migliaia di operai sono passati per anni, perché in quella zona erano allocate un’infinità di fabbriche come la Riva Calzoni, che produceva turbine e altri giganteschi manufatti, la CGE, filiale italiana della General Electric, la Nestlè, l’Ansaldo.

 La serie di schede allegata descrive la storia di alcuni edifici di archeologia industriale di questa parte di Milano :  un museo aperto e diffuso.  

Richard Ginori

La Cittadella sul Naviglio

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