Gli anni 80’ si aprono con il trasferimento e/o l’abbandono delle grandi fabbriche della fascia periurbana verso altre zone dell’hinterland. Ma non solo; fattore concorrente è stata anche la graduale riconversione di molte attività produttive in diverse del terziario.
In particolare, per quanto riguarda il QTS, due eventi hanno spinto la tendenza: l’acquisto da parte del Comune di Milano nel 1989/90 dell’ area CGE-Ansaldo (che, come già anticipato nel Tema Archeologia Industriale, aveva chiuso nel 1986) e la nascita del primo Superstudio in via Forcella, fondato dalla coppia di giornalisti-editori Flavio Lucchini e Gisella Borioli con il fotografo Fabrizio Ferri.
Ma, tornando alla CGE-Ansaldo, che per dimensioni e monumentalità gioca un ruolo primario, cosa aveva dettato nella giunta Pillitteri, col non trascurabile apporto dell’allora assessore Corbani, una decisione così importante? Probabilmente aveva influito il fatto che a Parigi erano nel 1971 partiti i lavori per il Centro Pompidou che terminarono con l’inaugurazione nel 1977 e portavano nella progettazione la firma di un italiano, Renzo Piano, e di Rogers. L’intento dell’allora presidente francese Pompidou, era quello di dar vita a un'istituzione culturale in città all'insegna della multidisciplinarietà, interamente dedicata all'arte moderna, a cui si affiancassero anche una vasta biblioteca pubblica, un museo del design, attività musicali, cinematografiche e audio-visive. E’ probabile che dietro questa malcelata ragione di “emulazione” fu nell’acquisto chiaramente espresso il vincolo di utilizzo a “servizi culturali”. ( è da ricordare anche la stretta consonanza che in quel periodo legava Craxi a Mitterand). Comunque sia , nel 1993, in attesa di decisioni e risorse si procedette a una prima parziale occupazione del complesso allo scopo di preservarlo perlomeno dal degrado edilizio. Vengono quindi assegnate al Teatro de La Scala sette delle officine interne.
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