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Immagine del redattoreMuseoLab6

Con M4 nasce un nuovo scenario urbano

Finalmente la nuova M4 sarà inaugurata a breve in tutto il suo percorso. La  progettazione ad Ovest è di fatto ultimata e noi di Museolab6, associazione culturale che nelle sue iniziative ricuce sempre il filo tra memoria, presente e futuro, abbiamo messo a fuoco alcune considerazioni sulle ricadute della Linea Blu sulla mobilità, sul paesaggio urbano e sul vivere nei nostri quartieri. Abbiamo curato un documento aperto alle notazioni di tutti voi e che ci auguriamo possa aprire un confronto.



“Una vera meraviglia tecnica che proietta la città nel futuro; dietro c’è una visione chiara e lungimirante per eccellenza in termini di design e funzionalità per migliorare la vita quotidiana. Un esempio di come il design e la comunicazione possano definire l’anima e non solo la pelle di un progetto audacemente innovativo, un simbolo di modernità e di progresso, un segno tangibile di una città in movimento che guarda al futuro” (Corriere della Sera, 1964)


Non siamo nell’anno 2024, all’inaugurazione dell’intero tratto della nuova M4 – a Est dall’aeroporto di Linate, a Ovest alla stazione Fs di San Cristoforo – ma nel 1964 nei giorni del completamento della linea M1. 


A sessant’anni esatti di distanza l’esempio insuperato di M1 certamente permane e c’è orgoglio e consenso condiviso della città nel poter disporre della nuova linea metropolitana M4; un veloce collegamento con Linate, una maggiore accessibilità a grandi funzioni urbane come l’Università Statale e il Policlinico, un servizio di trasporto pubblico per grandi quartieri come il Lorenteggio e il Giambellino. Con la nuova Linea Blu, con  l’attenzione ai temi ambientali, si realizza in un  programma di riqualificazione e rigenerazione delle vie e delle piazze interessate dal suo percorso, favorendo la mobilità in bici e a piedi.


La prossima inaugurazione M4 della tratta centrale e Ovest e l’entrata in esercizio delle ultime fermate, da San Babila alla Stazione di San Cristoforo, disvela un nuovo paesaggio urbano, in particolare per l’asse stradale di via Foppa e Lorenteggio. Qui le opere di cantiere  per le stazioni e di altri manufatti tecnici sono state realizzate a cielo aperto, interessando e ferendo estesi isolati residenziali novecenteschi, compatti e densi, dai quartieri centrali Foppa, Tortona Solari a quelli più esterni Lorenteggio e Giambellino. Senza contare  il parco Solari –  che una passata amministrazione volle, in splendida solitudine, intitolare a Don Giussani – coinvolto da un cantiere M4 importante. Qui sono state calate due talpe di scavo, e le proposte tecniche al Comune avanzate, nell’ormai lontano 2015, dal Comitato di abitanti Foppa Dezza Solari hanno contribuito in modo decisivo a ridurne  l’impatto in un parco storico e in via Dezza, sedime verde ugualmente tutelato. Un grande esempio di partecipazione civica.  


Oggi la progettazione di M4 lungo la tratta Ovest è di fatto ultimata e può consentire considerazioni attente sia nell’insieme sia nei dettagli. Proviamo ad approfondirle con lo sguardo di un’associazione culturale come Museolab6, un laboratorio urbano nato nel 2012 per promuovere, con un filo che lega passato, presente e futuro, la tutela del patrimonio culturale e sociale nei quartieri Sud Ovest racchiusi nel Municipio 6. Negli anni l’associazione ha curato numerose iniziative partecipative e informative nei quartieri attraversati da M4.


La prima considerazione riguarda i manufatti di uscita delle scale della metropolitana, quelli utilizzati in tutte le fermate della Linea Blu, definiti “ minimali  e funzionali “ dai vari assessori  ai trasporti che si sono avvicendati. Certo è lampante la lontananza dal design della linea rossa a firma di Franco Albini, Franca Helg e Bob Noorda quando si ammirano i lugubri container, inutilmente alti, che svettano a protezione delle scale mobili nelle stazioni  M4, che emergono in superficie come altri manufatti tipo torrini e ascensori collocati con un criterio funzionale, ma in molti casi inutilmente impattanti nell’ambiente urbano  che li accoglie, indifferenti a minimizzare il rapporto con le case e spesso ingombranti nei marciapiedi. Un esempio per tutti: l’uscita M4 in via Foppa 4 e 6 addossata alle cortine dell’isolato residenziale “Impresa Bassanini’ costruito negli anni Trenta, tutti edifici che portano la firma di Piero Portaluppi. Ma le uscite delle metropolitane non sono sempre state nella storia urbana una presentazione della città? A questo proposito ricordiamo la proposta della nostra associazione Museolab6 per la Stazione M4 California, l’uscita più vicina alla zona Tortona. Avevamo presentato idee artistiche per valorizzare questa fermata come porta di entrata verso il quartiere Tortona Solari, il Mudec, Base Ansaldo e il Silos Armani. È rimasta una proposta!




Anche nella stazione Coni Zugna la copertura delle scale mobili emerge maestosa all’interno del novecentesco parco Solari. Proprio per questo la ‘fermata del parco’ avrebbe meritato maggiore attenzione a elementi di trasparenza visiva ed ecologica. Viene da sorridere pensando al contrasto con la vicinissima piscina Solari, progettata negli anni Sessanta dall’architetto Arrigo Arrighetti e inserita mirabilmente nel paesaggio verde.Non a caso lo stesso Arrighetti è l’autore anche della copertura trasparente della M1 nella stazione Amendola. 





Sempre come nota a margine, all’interno di un’agenda di partecipazione civica, ricordiamo la proposta di Museolab6 al Comune e a M4 per realizzare una serra a coltivazione idroponica. Unprogetto con un business plan studiato nel dettaglio, pensatoper una collocazione a fianco della fermata Coni Zugna o in seconda ipotesi per quella di largo Gelsomini, tra Lorenteggio e Giambellino. Oggi, a distanza di quattro anni, sono una realtà diversi progetti simili per innovazioni produttive ecologiche promossi da privati imprenditori. Una manifestazione d’interesse da parte del Comune per realizzare la serra con una procedura di Bando avrebbe comunicato alla città una chiara visione ambientale, volta a promuovere un’agricoltura a filiera corta. Non se ne fece nulla e sarebbe stata una bella carta da giocare nella partita delle opere esternedi M4.


Un secondo tema di approfondimento riguarda il progetto di mobilità “sostenibile” in superficie,pensato per sperimentare, lungo il tracciato della metropolitana, un intervento pilota attento ad ambiente e sicurezza  stradale aumentando la disponibilità di reti ciclabili e di spazi pedonalie contemporaneamente riducendo l’accessibilità alle auto private. Viene ridotto il calibro stradale per sfoltire il traffico e spostare sul trasporto pubblico una domanda di mobilità non di quartiere, si razionalizzano incroci stradali e viabilità locale, si realizzano “castellane“per limitare la velocità delle auto. 


Scelte coraggiose da parte dell’Amministrazione ma, non molto gradite da alcuni abitanti e soprattutto dalle attività economiche che per nove anni hanno subito disagi a causa di cantieri fortemente invasivi. Per ora prevalgono istanze legate all’utilizzo dell’auto, sosta e parcheggio. Il nuovo modello del muoversi in città ha  bisogno di tempo per essere vissuto e consolidato. Certo aiuterebbe mettere in campo da parte dell’Amministrazione un adeguato piano di comunicazione per monitorare e condividere con gli abitanti eventuali esigenze correttive e aggiuntive. 


Il terzo tema riguarda gli arredi verdi negli estesi marciapiedi: un nuovo  sistema  botanico, alberi di varie essenze, arbusti, praticelli, aiuole invarie  forme. Un piano del verde che sarà da valutare nel tempo e nelle stagioni. Poi un disegno di asole, scampoli verdi di marciapiedi e un lineare elemento verde con arbusti scapigliati per separare le piste ciclabili dalla viabilità. Anche per la parte del parco  Solari distrutta dal cantiere ci si aspettava un bella restituzione del verde, un’estesa  area pavimentata, immaginiamo destinata ad accogliere centinaia di passeggeri attratti dalle delizie di un parco, storico ma di quartiere.


Pur rendendoci conto che  le sistemazioni esterne sono state necessariamente condizionate dai vincoli in superficie dei  sottoservizi della metro, ci sembra che complessivamente l’impostazione della rigenerazione urbana, in  particolare in via Foppa, barcolli nel comunicare una visione progettuale chiara, contestualizzata tenendo insieme estetica, funzionalità e usabilità in una via con una forte identità residenziale novecentesca.Innanzitutto c’è la delicata questione di ricucitura con le alberature piantate nel Dopoguerra, con l’impostazione novecentesca di viale. La scelta dell’Amministrazione è  innovativa in quanto supera la visione di ripristino dell’esistente: unprogetto moderno, ma lo spazio pedonale, ciclabile e verde deve essere ancora connesso e ricucito con le parti di via Foppa non interessate dal cantiere. Aspettiamo!


Complessivamente quanto realizzato può apparire un intervento omologato alle tante progettazioni di nuovi spazi ciclabili e pedonali, ma in questo caso si opera in un tessuto urbano esistente, denso e consolidato, con la memoria di un viale e della sua ombra da reinterpretare con un disegno lineare d’infrastruttura verde. Si poteva evitare d’interrompere, con abbondanza di spazi di pietra,la continuità del verde davanti agli esercizi commerciali, specie ristoranti e caffetterie; l’inevitabile movida può benissimo convivere intorno agli alberi.


Si mettono in opera nuove pavimentazioni sui marciapiedi e in corrispondenza delle uscite di M4, e grandi castellane sulla viabilità con una sorta di sanpietrini per rallentare il traffico in tutti gli incroci stradali.Una pietrificazione che riguarda ad esempio l’incrocio tra via Dezza e via Montevideo. Qui la castellana è esattamente allo stesso livello del marciapiede, ponendo evidenti fattori di sicurezza: le automobili potrebbero benissimo salire sul marciapiede con il rischio di falciarei pedoni. Ma certamente saranno previste delle scintillanti protezioni in acciaio inossidabile.


L’esagerata estensione della pavimentazione e un eccesso di uso di pietra o simili per marciapiedi e uscite della metropolitana comunica una sensazione di completa cementificazione dei luoghi pubblici. Questa impostazione evidentemente non guarda in avanti verso trattamenti del suolo permeabili. Notazione dei giorni recenti: temporale e il marciapiede si allaga! 


Anche in altri luoghi di Milano s’inizia a parlare di un eccesso di pavimentazione e proprio nell’intervento  più importante per la città si pietrifica! Una scelta ereditata dal progetto iniziale, ma oggi ampiamente superata e anche, crediamo, inutilmente costosa. Ma non eravamo stanchi dello spazio urbano dominato da pietre e asfalto e desiderosi di riscoprire il valore insostituibile del suolo  e del verde sotto i nostri piedi come risposta alle sfide climatiche? Dovremo poi de-pavimentare!


I punti che abbiamo approfondito toccano anche il tema della partecipazione  civica nei quartieri, e pensiamo con rammarico  che sia stata promossa solo e limitatamente alla necessaria e difficile gestione degli impatti dei cantieri sulla viabilità, sui trasporti pubblici e le attività economiche.  Poco o nulla invece, in termini di reale partecipazione, per quanto veniva progettato per le rigenerazioni urbane delle vie e delle strade coinvolte. Forse con troppo anticipo già nel 2014 erano stati promossi riguardo la tratta Ovest di M4 tavoli di lavoro partecipativi con  associazioni e abitanti nel Municipio 6. Erano curati da Museolab6, nell’ambito di un progetto Cariplo e in un laboratorio promosso da MM settore comunicazione,con lo scopo di raccogliere idee e suggerimenti guida attenti alle esigenze e alle aspettative nei quartieri. Ma nessuna ricaduta c’è stata nei successivi  processi decisionali  e dal 2019 negli  incontri con i cittadini sono stati semplicemente presentati dei rendering  per rappresentare scelte progettuali  già decise dal Comune e M4.


Un futuro partecipativo però può esserci se, dopo la “roboante” inaugurazione di M4, si avvierà un dialogo costruttivo e aperto nei quartieri, con il Municipio 6 e le Assessore ai Trasporti e al Verde, sia per approfondire le modalità di gestione e di manutenzione botanica e tentare di aumentare il volume verde garantendo ombra e benessere sui marciapiedi, sia per una migliore mobilità e sicurezza dei nuovi spazi pedonali, ciclabili e stradali. 


Avremmo  a cuore una speranza. Questa  disponibilità di spazio urbano nella città agevolerà nuovi utilizzi e fruizioni  anche creativi: nel tempo si consolideranno stili e comportamenti  che dovranno convivere con  integrazione e tolleranza civica. Non solo bici e monopattini, carsharing e auto elettriche da “smart city”, non solo aperitivi da movida, ma anche, ad esempio, un uso pubblico dei marciapiedi nella memoria della città: il passeggio e il gioco. Di recente dei bambini giocavano a palla sul grande marciapiede davanti alle abitazioni di via Foppa, accanto alla stazione Coni Zugna, come fossero nel cortile di casa. A parte il rumore, un bellissimo segnale!      


Infine  c’è un tema  sociale di grande rilievo che un’associazione  culturale come Museolab6  non può non sottolineare: quello delle ineguaglianze che deriveranno inevitabilmente dall’entrata in esercizio di M4. È una problematica che s’innesta nel dibattito tra pubblico e privato. Proprio in questi  giorni la Triennale si è fatta promotrice di un Forum intitolato “Inequalities” a cui hanno contribuito vari relatori (tra questi il grande sociologo Richard Sennett) per porre l’attenzione al continuo aumento delle disuguaglianze e sulla necessità di approntare nuove politiche pubbliche per non snaturare le nostre città. Un investimento pubblico infrastrutturale come  M4 inevitabilmente porta profitti in crescita in campo immobiliare, con un aumento di valore delle aree fabbricate adiacenti, acuendo le differenze tra cittadini con una casa di proprietà,  che si avvantaggiano di questa situazione, e gli abitanti  in affitto. Il recentissimo esempiodel quartiere Grigioni, in piazza Frattini, è sintomatico. La società privata che  aveva  costruito  nel Dopoguerra  un intero  quartiere di abitazioni in affitto ha già  dato lo sfratto a un migliaio di affittuari, che probabilmente non saranno in grado di far fronte agli aumenti richiesti con la conseguente spoliazione di un tessuto sociale che risiede lì da decenni. Il  Comune  sarà in grado di trovare soluzioni per non aggravare il fenomeno della  gentrificazione?

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